Christine
de Pizan,
o anche Cristina
da Pizzano
(Venezia,
1365
– Monastero
di Poissy,
1430
circa), è stata una scrittrice
e poetessa
italiana.
Poetessa,
filosofa, autrice di numerosi scritti, è nota soprattutto per il suo
libretto intitolato La
Città delle Dame,
scritto in pochi mesi tra il 1404
e il 1405,
e viene riconosciuta come la prima scrittrice europea di professione,
tanto più peculiare in quanto trae spunto dalla propria esperienza
di vita e non dalla tradizione religiosa o mitologica.
Per
la vita e i temi trattati nelle sue opere, in cui combatte
strenuamente l'imperante misoginia,
è spesso stata considerata un'antesignana del femminismo;
nella Città
delle Dame
per esempio, la protagonista esclama ad un certo punto con voluta
ironia:
«Ahimè,
mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio? Tutte le mie
capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla
e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere».
Col
nome di Cristina nacque a Venezia nel 1365 da Tommaso da Pizzano;
laureato in medicina all'Università
di Bologna
dove aveva anche insegnato astrologia,
il padre era poi vissuto a Venezia finché nel 1369,
invitato come astrologo alla corte del re di Francia Carlo
V,
si trasferì a Parigi
con la moglie e i figli Cristina, Paolo e Aghinolfo.
Christine
crebbe in un ambiente di corte
stimolante ed intellettualmente vivace: lo stesso Carlo V, sensibile
alle tematiche intellettuali, aveva fondato la Biblioteca Reale del
Louvre,
a cui Christine aveva libero accesso e che descriverà anni più
tardi come «la
belle assemblée des notables livres»
(«la bella collezione di libri importanti»), una biblioteca
senza pari in Europa
per la quantità e la qualità dei preziosi libri splendidamente
miniati.
Incoraggiata dal padre ma osteggiata dalla madre, più
tradizionalista, ebbe un'educazione letteraria approfondita, assai
rara per una donna dell'epoca, e compose poesie molto apprezzate a
corte.
Sposò
a 15 anni, nel 1379,
Étienne de Castel, notaio
e segretario
del re, con cui ebbe tre figli, una femmina e due maschi, di cui uno
morì in giovane età. Un matrimonio
tuttavia sereno e felice, che Christine rimpiangerà spesso nei suoi
scritti. Il marito infatti morì per una epidemia nel 1390.
Espresse il suo dolore in molte poesie, la cui più famosa è
probabilmente Seulete
sui.
Sola,
senza nemmeno la protezione del padre (morto nel 1385)
e del re Carlo V (morto a sua volta nel 1380),
con tre figli e un'anziana madre da accudire, la famiglia caduta in
disgrazia presso il nuovo sovrano Carlo
VI,
a 25 anni Christine dovette compiere una simbolica metamorfosi, e di
sé scrisse «diventai
un vero uomo», intendendo
con questa metafora il passaggio ad una vita più autonoma e
responsabilizzata, per i tempi prerogativa esclusiva del maschio.
Mentre
era impegnata in estenuanti cause legali e in un'apprezzata attività
di calligrafa (era alla testa di una bottega
di scrittura,
con maestri calligrafi, rilegatori e miniatori specializzati in
riproduzioni di libri di lusso), compose in soli due anni Le
Livre des cent ballades,
che ebbe un grande successo e grazie al quale ottenne protezione e
committenze da illustri personaggi, quali i fratelli del compianto
Carlo V, e la regina
consorte
Isabella
di Baviera.
Queste protezioni le permisero di dedicarsi esclusivamente alla
scrittura e all'attività di poetessa e intellettuale, che ebbe
numerosi riconoscimenti e attestazioni di stima, ad esempio di
filosofi Jean
Gerson
e Eustache
Deschamps.
Scrisse
moltissimo, aiutata da una facilità di scrittura notevole: tra gli
altri Le
Livre de Corps de Police,
in
cui incoraggia
i
principi ad aiutare le vedove
(chiaro il riferimento alle sue vicende personali), l'autobiografico
L'Avision-Christine,
L'Epistre
au Dieu d'Amours,
in
cui condanna chi usando l'amore inganna e diffama le donne,
Le
Livre de Trois Vertus,
ideale continuazione del citato La
Città delle Dame,
nel
quale incoraggia le donne ad essere forti e ad uscire dagli
stereotipi sessuali.
Christine
de Pizan offre una copia dei suoi lavori alla regina Isabella
di Baviera,
moglie del re Carlo
VI
Dopo
il suo ultimo lavoro sulla sua contemporanea Giovanna
D'Arco
del 1429,
il primo entusiastico poema su Giovanna D'Arco e l'unico ad essere
composto mentre era ancora viva, all'età di 65 anni Christine de
Pizan si ritirò in un convento. La data della morte è sconosciuta,
ma dovrebbe aggirarsi intorno al 1430.
La
Città delle Dame
Scritto
nei mesi invernali tra il 1404 e il 1405, il Livre
de la Cité des Dames
(la Città delle Dame) è probabilmente l'opera più famosa di
Christine de Pizan. Venne scritto in risposta ai libri di Giovanni
Boccaccio
(De
mulieribus claris,
Sulle
donne famose),
Jean
de Meung
(autore del Roman
de la Rose,
testo del XIII secolo che dipingeva le donne solo come seduttrici) e
del filosofo Mateolo,
nonché di altri testi misogini e chiaramente avversi alla condizione
femminile, intrisa secondo loro solo di dubbio, malinconia e
intemperanza.
«Sembrano
tutti parlare con la stessa bocca, tutti d'accordo nella medesima
conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo
di vizio».
Pizan
presenta invece una società utopica e allegorica in cui la parola
dama
indica una donna
non di sangue nobile, ma di spirito nobile. Nella città fortificata
e costruita secondo le indicazioni di Ragione, Rettitudine e
Giustizia, la Pizan racchiude un elevato numero di sante, eroine,
poetesse, scienziate, regine ecc. che
offrono un esempio dell'enorme, creativo e indispensabile potenziale
che le donne possono offrire alla società.
Tra
le altre Semiramide
e Didone,
fondatrici di Babilonia
e Cartagine,
l'eroina Griselda,
Lucrezia
che si suicidò dopo lo stupro
e che offre lo spunto per emettere una legge giusta
e santa
che condanna a morte gli stupratori, Pentesilea
che si oppone alla barbarie, ecc...
Centrale
nella Città delle Dame è poi il tema dell'educazione femminile,
che
Christine de Pizan avvertiva come fondamentale. L'impossibilità
infatti di imparare, unita all'isolamento tra le mura domestiche,
avevano causato la presunta inferiorità femminile e la sua assenza
dalla scena culturale. Ma è una inferiorità di tipo culturale e non
naturale, come si desume dai vari esempi che porta la scrittrice
(Saffo,
Proba,
Novella,
Ortensia
e altre), visto che « una donna intelligente riesce a far di
tutto », e anzi gli uomini « ne sarebbero molto irritati
se una donna ne sapesse più di loro ».
Ispirato
chiaramente a La
città di Dio
di Sant'Agostino,
di agevole lettura nonostante l'evidente alto livello nozionistico e
culturale, La Città delle Dame resta ancora oggi, per i temi e la
passione che traspare dal testo, un libro attualissimo e
affascinante.
« Sono
certa che quest'opera farà chiacchierare a lungo i maldicenti »
…
La
discussione che coinvolse Cristina nella Querelle
de la Rose
era in effetti insieme una protesta contro la diffusa misogenia e una
richiesta di riconosciento di dignità alle donne. Cristina di fatto
padroneggiava la cultura letteraria ed era la dimostrazione vivente
della insostenibilità dell’inferiorità naturale della donna e
dell’opportunità di rivedere la teoria secondo la quale la cultura
letteraria doveva essere preclusa alle donne. Il
suo obiettivo era l’accettazione dell’idea che tanto la cultura
quanto la virtù non avevano sesso e non erano concessi o accessibili
solo a un genere.
Il
punto di discussione era la misogenia che caratterizzava la seconda
parte del Roman
de la Rose,
notisimo poema in due parti. La prima parte scritta da de Lorris
(1245) era considerato il capolavoro dell’allegoria erotica
medievale: la rosa simboleggia la conoscenza, la donna amata,
l’amore… nella “ripresa” (la senda parte) la narrazione
dell’accademico Jean de Meung cambia radicalmente tono, e la donna
da oggetto di desiderio diventa oggetto di disprezzo e strumento di
appagamento degli istinti maschili: le donne buone al più per lo
svago, ovvero strumento per “il riposo del guerriero”.
Sta
di fatto che la posizione di de Meung risultava inaccettabile agli
occhi di Cristina. che si lanciò risolutamente alla difesa
dell’onore delle donne.
Nel
1399
Cristina aveva espresso critiche alla misogenia dimostrata da de
Meung nel suo Epistre
au Dieu d’Amours,
poema che ha aperto la prima contesa sulla concezione della donna.
L’Epistre
au Dieu d’Amours
è una delle poche se non l’unica opera satirica medievale scritta
da una donna. Nell’Epistre
Cristrina faceva riferimento diretto a de Meung chiedendosi che senso
avesse la posizione di questo autore che nel Roman
de la rosa
attaccava e umiliava le donne. Cominciava così l’impegno di
Cristina in difesa della dignità delle donne che terminerà solo con
la morte.
Cristina
si trovò a dover contrapporre allo scritto di questo importante
personaggio la “piccolezza” delle sue ragioni, il frutto della
sua “debole” mente femminile, come ironicamente scrive.
Una donna colta e abile ergersi contro l’istituzione universitaria,
e che riuscì a coinvolgere nella querelle la regina… Il dibattito
dilagò e durò fino al 1403 terminando senza che vi fossero
ufficialmente vincitori e vinti ma, in un certo senso, con la
vittoria di Cristina che aveva provocato la discussione e dimostrato
le capacità di una donna istruita.
Oggi
può sembrare incredibile, eppure nei primi anni del Quattrocento una
donna difese pubblicamente la dignità femminile e non finì al rogo,
al contrario si affermò come importante intellettuale degna
d’ascolto.
Nessun commento:
Posta un commento